29 marzo 2018
Mai fidarzi delle guide…
Che parlano di tappe semplici, specialmente se c'è la pioggia.
Il percorso, che, come doce la gui da, dovrebbe essere agevole, diventa una sfida.
Però c'è Bibola, appollaiata sul monte, balcone sulla Lunigiana, e c'è Vecchietto, con un vecchietto sorridente, che raccoglie asparagi selvatici sotto la pioggia.
E c'è pure Ponzano, dove speriamo in un bar, un alimentari e invece non c'è niente, e quindi, zitti zitti, mangiamo risette e parmigiano, riparandoci solo la testa.
L'ultimo tratto prima di Sarzana è sull'asfalto: le macchine sfrecciano e noi siamo zuppi e affamati.
Mai e la scelta dell'albergo si è rivelata più azzeccata: i termosifoni sempre accesi riscaldano le membra e asciugano i vestiti.
Due le scoperte che dobbiamo a Sarzana:
N.1 il veleno di vespa non si vende per lenire i dolori ma per stendere le rughe.
N. 2 la scherpada è un piatto delizioso, a base di farina integrale.
Questo tratto lo conosciamo già e non ci piace molto, almeno nel primo pezzo. sappiamo che troveremo asfalto e macchine quasi sempre. Per questo forse ci attardiamo a fare colazione, e nel bar edicola incontriamo Giovanni (John), che sta cominciando il suo cammino. Forza, coraggio. Per fortuna il tempo è clemente. e anche i nostri dolori. A Capannori i volontari delle biblioteca ci accolgono e ci informano su epigrafi latine e antiche strane costruzioni in legno. A Porcari, dopo l'attraversamento della zona industriale, il sogno è fermarsi in alto, isolati, a mangiare un panino con calma, senza rumore. Badia a Pozzeveri è ancora cadente come l'abbiamo trovata anni fa, e ci dispiace. Da lì ad Altopascio è un soffio. Ed è prestissimo, troppo presto per fermarsi. E poi qui abbiamo già dormito anni fa. Perciò consideriamo un po' le possibilità e le gambe, troviamo una stanza a Galleno, 8 chilometri più in là. Sul sentiero antico anco...
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