A Galleno piove. L'attraversamento delle Cerbaie non è semplice. Le scarpe affondano nel fango, piove sulle nostre facce, sugli zaini, gli alberi non sono abbastanza alti da proteggerci. Ma resistiamo.
Poi a Ponte a Cappiano quasi spiove. L'ostello sta lì, a cavallo del fiume, affascinante nella sua decadenza. Ripensiamo a quella volta che avevamo pensato di fermarci e poi invece abbiamo proseguito. Lungo l'argine erboso del canale, come ora.
Da lì a Fucecchio. Dove il barista si raccomanda tanto che visitiamo le stanze di Montanelli e poi la chiesa e il convento. Amor di casa... Anche a lui, ovviamente, chiediamo del ghiaccio. Lui scherza, dice che l'ospedale è proprio lì accanto.
Dopo Fucecchio il sentiero fa giri bizzarri per evitare l'asfalto. Poi arriva a San Miniato Basso prima di salire ripidamente alla meta.
San Miniato Alto, bisogna dirlo, è molto bella, anche sotto la pioggia. Il posto dove dormiremo però è in fondo a una discesa estremanente scivolosa. Soffro. L'Hospitale del Pellegrino è di proprietà di Ignazio che non incontreremo perché vive a Livorno. Casa sua è gestita dai volontari. Questa volta da Marco e Cinzia con i due figli non ancora adolescenti, svizzeri, ma di origine italiana. La casa è molto spartana: mancano i riscaldamenti e il frigorifero. Ma il posto è incantevole, immerso nel verde. Cerchiamo di asciugarci davanti alla stufa. Più o meno ci riusciamo.
All'Hospitale c'è anche il giovane Leo, che sta per cominciare il suo cammino, con tanto di progetto di documentario. è un entusiasta, già galvanizzato dalla passata esperienza di Santiago. Più tardi arriva un altro ospite. John! è proprio lui, il nostro amico di Lucca. Non ci abbandonerà fino a San Gimignano. John è di New York, ma sottolinea costantemente le sue origini siciliane. è una bella persona.
Mangiamo tutti insieme attorno alla grande tavola, ci riscaldiamo con il minestrone, sorridiamo alla videocamera di Leo.
Poi a Ponte a Cappiano quasi spiove. L'ostello sta lì, a cavallo del fiume, affascinante nella sua decadenza. Ripensiamo a quella volta che avevamo pensato di fermarci e poi invece abbiamo proseguito. Lungo l'argine erboso del canale, come ora.
Da lì a Fucecchio. Dove il barista si raccomanda tanto che visitiamo le stanze di Montanelli e poi la chiesa e il convento. Amor di casa... Anche a lui, ovviamente, chiediamo del ghiaccio. Lui scherza, dice che l'ospedale è proprio lì accanto.
Dopo Fucecchio il sentiero fa giri bizzarri per evitare l'asfalto. Poi arriva a San Miniato Basso prima di salire ripidamente alla meta.
San Miniato Alto, bisogna dirlo, è molto bella, anche sotto la pioggia. Il posto dove dormiremo però è in fondo a una discesa estremanente scivolosa. Soffro. L'Hospitale del Pellegrino è di proprietà di Ignazio che non incontreremo perché vive a Livorno. Casa sua è gestita dai volontari. Questa volta da Marco e Cinzia con i due figli non ancora adolescenti, svizzeri, ma di origine italiana. La casa è molto spartana: mancano i riscaldamenti e il frigorifero. Ma il posto è incantevole, immerso nel verde. Cerchiamo di asciugarci davanti alla stufa. Più o meno ci riusciamo.
All'Hospitale c'è anche il giovane Leo, che sta per cominciare il suo cammino, con tanto di progetto di documentario. è un entusiasta, già galvanizzato dalla passata esperienza di Santiago. Più tardi arriva un altro ospite. John! è proprio lui, il nostro amico di Lucca. Non ci abbandonerà fino a San Gimignano. John è di New York, ma sottolinea costantemente le sue origini siciliane. è una bella persona.
Mangiamo tutti insieme attorno alla grande tavola, ci riscaldiamo con il minestrone, sorridiamo alla videocamera di Leo.
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