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Visualizzazione dei post da aprile, 2018

Abbadia Isola- Siena

No, vorremmo che non fosse finita a dire il vero, vorremmo che questa non fosse l'ultima tappa. Lasciamo l'ostello dove tra qualche giorno torneremo per un'altra ragione. Ci incamminiamo verso il bar dell'Orso per l'ultima colazione del cammino. Soli solissimi fino a Cerbaia. Poi i volti noti si incontrano per caso, come Jolanta e la sua amica, o come Stefano in sella alla sua bici. Raccontiamo. Alla sosta di Marcello ci fermiamo un attimo, giusto per sentirlo parlare dei passaggi di pellegrini e per scoprire che Andreas ci ha preceduti di poco (la sua firma sul libro...). C'è una variante. anzi, ce ne sono due. Ne scegliamo una, andiamo. Fino a pian del Lago, e poi oltre, fino a Piramide e San Casciano. Siena già fa capolino. Ma l'asfalto nell'ultimo tratto è antipatico: appesantisce i piedi e si imbizzarisce nella salita. Certo, siamo quasi arrivati, quindi in fondo non importa. Voilà, siamo a palazzo Diavoli e quasi non ce ne rendiamo ...

San Gimignano- Abbadia Isola

La verità è che abbiamo ansia di finire ma ci dispiace finire. Ghiaccio e ancora ghiaccio per attivare il ginocchio, che resiste, a volte sorprende. E dov'è la paura che avevamo di fermarci a Pietrasanta? quanta altra strada abbiamo fatto? Quanta gente abbiamo incontrato? Quanti cavalli ci hanno salutato, quanti gatti ci hanno fatto le fusa, quanti cani hanno segnalato il nostro passaggio? Partiamo e perdiamo quasi tutti. Il fatto è che la tappa prevede la variante di Colle che è un po' meno faticosa. Andreas ci ha detto che la preferisce, perché è innamorato di Colle alta. Noi invece senza neppure consultarci sappiamo che andremo dall'altra parte. Per un po' facciamo la staffetta con Leo, tra le vigne, attraversando i torrenti. Su e giù. Un lunghissimo gregge di pecore ci blocca al Molino d'Aiano invadendo il sentiero con il suo scampanellare. Un tranquillo grosso cane rintuzza gli agnellini in coda senza degnarci di uno sguardo. Gli amici Giuseppe e Gianna c...

Gambassi- San Gimignano

Da Gambassi la strada è quasi familiare. E c'è l'ansia di essere a casa, di compiere una piccola impresa. Insieme. I paesaggi presto diventano noti. Dalla piccola e graziosa Gambassi sfiliamo, rincorrendoci con Leo, lungo vigneti e casolari. Poi a Pancole già sappiamo. Spagnolo e brasiliano sono poco più avanti. Andreas sceglie di fermarsi, dicendo garbatamente che ha bisogno di fare una pausa, quando lo raggiungiamo. Ma si capisce che vuole camminare da solo. E va benissimo così: a ognuno il suo cammino. Il presepe perenne di Pancole sembra stia lì ad accogliere i pellegrini. Discesa e salita. Curva. Dall'asfalto alla strada bianca. Poi Collemuccioli, con la tranquillità della sua torre. Lì, accanto ai tulipani, ci fermiamo con Francisco e Porto Alegre. Mangiamo, ma poco poco. A Cellole pensiamo una volta di più che il posto è incantevole e non solo per la vista. Il silenzio nella pieve invita alla preghiera. San Gimignano già si vede, con tutte le sue torri. E...

San Miniato- Gambassi

Oggi il meteo dovrebbe essere clemente. Partiamo tutti insieme. Ogni tanto seminiano Leo che si ferma a fare foto e video con l'eccitazione di un bambino. Ci stacchiamo, ci avviciniamo. Il percorso è bellissimo, finalmente tutto nella natura. Peccato che i sentieri siano gonfi d'acqua e che le scarpe arranchino nel fango. In ogni caso c'è il sole. Restiamo con John fino alla Pieve di Coiano, un gioiello immeritatamente privo di cure. c'è un angolino riservato ai pellegrini, con una fontanella e due tavolini. Lì mangiamo. poi John resta a fare un pisolino e noi ripartiamo. Podere dopo podere, verde dopo verde. Dolci le colline si inseguono. Pare quasi di essere già a casa. Chilometro dopo chilometro, i dolori non si sentono o quasi. Contempliamo la natura. Respiriamo la pace. Esiste un ritmo che il corpo apprezza, nonostante tutto. Gambassi pare lontanissima e invece arriviamo anche qui, dopo giri e curve che chissà se esistono da sempre. Invidiamo le sedie a d...

Galleno- San Miniato

A Galleno piove. L'attraversamento delle Cerbaie non è semplice. Le scarpe affondano nel fango, piove sulle nostre facce, sugli zaini, gli alberi non sono abbastanza alti da proteggerci. Ma resistiamo. Poi a Ponte a Cappiano quasi spiove. L'ostello sta lì, a cavallo del fiume, affascinante nella sua decadenza. Ripensiamo a quella volta che avevamo pensato di fermarci e poi invece abbiamo proseguito. Lungo l'argine erboso del canale, come ora. Da lì a Fucecchio. Dove il barista si raccomanda tanto che visitiamo le stanze di Montanelli e poi la chiesa e il convento. Amor di casa... Anche a lui, ovviamente, chiediamo del ghiaccio. Lui scherza, dice che l'ospedale è proprio lì accanto. Dopo Fucecchio il sentiero fa giri bizzarri per evitare l'asfalto. Poi arriva a San Miniato Basso prima di salire ripidamente alla meta. San Miniato Alto, bisogna dirlo, è molto bella, anche sotto la pioggia. Il posto dove dormiremo però è in fondo a una discesa estremanente ...

Lucca-Altopascio-Galleno

Questo tratto lo conosciamo già e non ci piace molto, almeno nel primo pezzo. sappiamo che troveremo asfalto e macchine quasi sempre. Per questo forse ci attardiamo a fare colazione, e nel bar edicola incontriamo Giovanni (John), che sta cominciando il suo cammino. Forza, coraggio. Per fortuna il tempo è clemente. e anche i nostri dolori. A Capannori i volontari delle biblioteca ci accolgono e ci informano su epigrafi latine e antiche strane costruzioni in legno.   A Porcari, dopo l'attraversamento della zona industriale, il sogno è fermarsi in alto, isolati, a mangiare un panino con calma, senza rumore.   Badia a Pozzeveri è ancora cadente come l'abbiamo trovata anni fa, e ci dispiace. Da lì ad Altopascio è un soffio. Ed è prestissimo, troppo presto per fermarsi. E poi qui abbiamo già dormito anni fa. Perciò consideriamo un po' le possibilità e le gambe, troviamo una stanza a Galleno, 8 chilometri più in là. Sul sentiero antico anco...

Valpromaro-Lucca

Pasquetta e c'è ancora sole. Prima che i più si sveglino per organizzare il picnic fuoriporta, noi partiamo per Lucca. Sì, li troveremo i gruppi attrezzati lungo la strada e lungo il fiume, a banchettare. Noi? noi no. Intanto si sfiorano borghi e casette isolate. A Piazzano una signora ci saluta e ci racconta di tutti i pellegrini che ha visto passare, di coppie con bambini piccolissimi e di anziani coraggiosi. La strada asfaltata dopo un breve tratto di bosco è poco trafficata ma ai piedi non piace. Il percorso ciclabile sul Serchio è più gradevole. La tappa è relativamente breve e noi resistiamo bene. Al Pellegrinaio di San Davino c'è pace finalmente, dopo la folla di turisti che si spintonano su via Fillungo.

Pietrasanta-Valpromaro

Il risveglio lo anticipano gli uccellini. Come stai, si parte, ma sì. Il ginocchio forse è più tranquillo. In ogni caso, decidiamo di provare. Anche il cielo è più tranquillo. Un sole primaverile si allunga sulla piazza semideserta del mattino di Pasqua. Un due, un due. Usciamo da Pietrasanta soli soli. Alla prima pieve in campagna invece è un tripudio di gente, tutti con un cestino di uova, per lo più riccamente decorato. Ci fermiamo alla Messa che è accompagnata da un coro stonato di volenterosi (diversamente giovani, li dirà il sacerdote). Poi uscendo, sentiamo i fedeli che si lamentano della mancata benedizione tradizionale. "Ma forse varrà lo stesso", conclude una vecchina. Fino a Camaiore quasi nessuna salita. Rarissime le persone. Giusto un gruppo di famiglie che si scatena nel tifo ai figli bambini in una partita di calcio. A Camaiore il sole è più intenso, chiudiamo gli occhi, seduti su una panchina, proprio davanti ad un pezzo di antico sentiero. Il barista a cui...

Avenza- Pietrasanta

Scrivere ora, da casa (lo sapete tutti che siamo tornati sani e salvi), non è la stessa cosa, ma lo vogliamo fare. Per noi, prima di tutto, e anche per voi, perché conosciate i nostri passi verso Siena. Avremmo voluto aggiornare ogni sera, ma a volte era veramente impossibile. In ogni caso... Avenza- Pietrasanta. ultimo giorno di marzo. Colazione al bar Ischia, che con l'isola non ha niente a che fare, ma che è grazioso, ha persino una bibliotechina per chi si ferma. Stiamo lì, con i nostri amici milanesi, in attesa che un po' spiova per metterci in cammino. Intanto il conto lo ha offerto don Marino, il parroco di Avenza, all'apparenza così scuro, così duro, e invece così tenero con i pellegrini. Grandina, piove, io (ovvero Ada) sono scoraggiata dal dolore al ginocchio. A questo punto dovremmo dirvi che stoicamente abbiamo affrontato pioggia e sofferenza. Ci abbiamo provato, ecco. Un saluto, un abbraccio. A presto, ci rivedremo. Voi di là, noi di qua. Noi...noi almeno...

Sarzana - Avenza

30 marzo 2018 Intanto non piove… ed è già qualcosa. Ci fermiamo quasi subito a fare un pò di taiji alla rocca di Sarzanelllo. Questa è la tappa dell'antica Luni, bella un tempo ma oggi trascurata. Sulla strada incontriamo un pastore seduto sotto gli ulivi con le pecore. C'è il sole e lui ha voglia di chiacchiere. Poi incontriamo il signor Lauro, che ci offre un bicchiere d'acqua e ci chiede di pregare per lui. Incontriamo anche cani, ranocchie asfaltate, ma sopattutto incontriamo i pellegrini milanesi, che alloggiano con noi all'ostello parrocchiale di Avenza. E visto che il paese è poco più di una piazza e qualche vicolo, bastano quattro chiacchiere davanti a un te per diventare amici.

Aulla - Sarzana

29 marzo 2018 Mai fidarzi delle guide… Che parlano di tappe semplici, specialmente se c'è la pioggia. Il percorso, che, come doce la gui da, dovrebbe essere agevole, diventa una sfida. Però c'è Bibola, appollaiata sul monte, balcone sulla Lunigiana, e c'è Vecchietto, con un vecchietto sorridente, che raccoglie asparagi selvatici sotto la pioggia. E c'è pure Ponzano, dove speriamo in un bar, un alimentari e invece non c'è niente, e quindi, zitti zitti, mangiamo risette e parmigiano, riparandoci solo la testa. L'ultimo tratto prima di Sarzana è sull'asfalto: le macchine sfrecciano e noi siamo zuppi e affamati. Mai e la scelta dell'albergo si è rivelata più azzeccata: i termosifoni sempre accesi riscaldano le membra e asciugano i vestiti. Due le scoperte che dobbiamo a Sarzana: N.1 il veleno di vespa non si vende per lenire i dolori ma per stendere le rughe. N. 2 la scherpada è un piatto delizioso, a base di farina integrale...

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